Pomeriggio dedicato alla condizione della donna nel ventennio fascista e alla considerazione che ne avevano gli uomini dell’epoca. In particolare, colui che era primus ma non inter pares.
Mirella Serri in “Mussolini ha fatto tanto per le donne! Le radici fasciste del maschilismo italiano”, edito da Longanesi, rivela che Mussolini, pur accettando alcuni ruoli femminili, era spaventato dalla loro inesorabile intraprendenza, sperimentata sia durante le manifestazioni di piazza, sia nel corso della Prima Guerra Mondiale, quando le donne si sostituirono agli uomini nelle fabbriche e nei ruoli chiave della società.
Per arginare e contenere una tale forza, era necessario mettere a punto un ideale femminile che, in modo risolutivo, definisse l’essenza della donna. Sana, devota e feconda. Nient’altro.
Mussolini raggiunse tale obbiettivo grazie a un approccio sistematico: promulgò leggi contro le donne, tra cui quella relativa alla loro esclusione dall’insegnamento, inasprì il Codice di Famiglia, modificò il Codice Penale, assicurando così lunga vita al “delitto d’onore”.
In tal modo pose le basi per il “maschilismo di Stato”, pericoloso non solo a livello legislativo, ma soprattutto per il suo sedimentarsi nella mentalità e nelle abitudini collettive, tanto da essere ancora vivo e visibile nella società contemporanea.
Insieme a Mirella Serri dialogherà Pier Luigi Vercesi, scrittore e giornalista.
Dal giorno seguente la registrazione dell’incontro sarà disponibile sul nostro canale YouTube.
Mirella Serri
Pier Luigi Vercesi